Albert Swcheitzer - Giovinezza
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Se guardo indietro, alla mia giovinezza, il mio pensiero va a tutte le persone che devo ringraziare per quello che mi hanno dato e per quello che sono state per me. Nello stesso tempo però mi opprime la consapevolezza di aver espresso veramente poco questo ringraziamento, a tutte queste persone, durante la mia giovinezza. Quanti se ne sono andati da questa vita senza che io abbia detto loro che cosa è stata per me la loro bontà e la loro indulgenza! Talvolta, con grande commozzione, davanti alle loro tombe, ho ripetuto a me stesso ciò che avrei dovuto dire a queste persone quando erano ancora in vita.
Questo però non significa che fossi ingrato. Col passare degli anni uscivo da quella spensieratezza giovanile che mi portava a considerare ovvia la bontà e la pazienza delle persone che mi erano state vicine. Penso di aver iniziato molto presto a riflettere su questo. Ma fino a vent' anni, e anche dopo, ho manifestato ed espresso troppo poco i sentimenti di gratitudine che avevo dentro di me. Ho valutato troppo poco ciò che una vera gratitudine può significare per le persone; spesso non ho espresso la mia riconoscenza, trattenuto dalla mia timidezza.
Inoltre mi commuove anche un' altra considerazione: quante persone mi hanno dato qualcosa o sono state qualcosa per me senza averlo mai saputo! Persone con le quali non ho mai scambiato una parola, ed anche persone delle quali ho soltanto sentito parlare, hanno esercitato una determinata influenza su di me; sono entrate nella mia vita e sono diventate forze dentro di me.
Molto di quanto abbiamo acquisito riguardo alla dolcezza, alla bontà, alla capacità di perdono, alla verità, alla fedeltà e alla pazienza nel dolore, è diventato nostro grazie a quanto abbiamo osservato nella vita di altre persone; e che poteva sembrare insignificante. Un pensiero diventato vita è come una scintilla che ha acceso il fuoco dentro di noi.
Io non credo che si possano infordere in una persona dei pensieri che non siano già presenti nella sua mente. In genere, nell'essere umano sono già presenti, come un materiale incendiario, tutti i buoni pensieri e sentimenti. Ma gran parte di questo materiale si accende e divampa solo quando una fiamma o una scintilla lo tocca dall'esterno, provenendo da un'altra persona. Anche la nostra luce, talvolta, sta per spegnersi, e viene ravvivata dall'esperienza altrui. Ciascuno di noi deve perciò ripensare con profonda gratitudine a coloro che hanno acceso nel nostro animo questo fuoco.
E, in modo analogo, nessuno di noi ha la consapevolezza di ciò che è per gli altri e di ciò che dà agli altri; non lo sappiamo ed è bene che rimanga nascosto. Talvolta ci è dato di scorgere una piccola parte, per non scoraggiarci.
Il rapporto fra le persone non nasconde più di quanto generalmente pensiamo? Nessuno di noi può ritenere di conoscere veramente un'altra persona, anche se con questa persona condivide da anni la vita quotidiana. Abbiamo la possibilità di comunicare soltanto dei frammenti della nostra esperienza interiore, anche alle persone con cui abbiamo più confidenza; non possiamo comunicarla tutta, nè gli altri sarebbero in grado di capirla. Camminiamo gli uni accanto agli altri in una penombra nella quale nessuno può conoscere con precisione i tratti dell'altro. solo di tanto in tanto, grazie ad una esperienza che condividiamo con il compagno di strada, o grazie ad una parola, per un attimo chi ci stà accanto viene illuminato come da un bagliore. Allora lo vediamo com'è. Poi, forse per molto tempo, camminiamo di nuovo uno accanto all'altro nel buio, cercando inutilmente di scorgere i suoi tratti.
Dobbiamo arrenderci all'evidenza di questa realtà, di essere cioè un mistero gli uni per gli altri. Conoscersi non significa sapere tutto gli uni dagli altri, ma avere reciprocamente amore e fiducia e credere gli uni negli altri. Una persona non deve fare irruzione nell'esistenza dell'altro. Nessuno di noi dovrebbe dire ad un altro: poichè siamo insieme per questa o quella ragione, io ho il diritto di sapere tutto di te, di conoscere tutti i tuoi pensieri. Ciò che ha valore è soltanto il dare: condividi, per quanto ti è possibile, la tua vita interiore con coloro che incontri lungo il tuo cammino e considera molto prezioso quanto riceverai da parte loro.
Questa convinzione si è sempre più rafforzata in me, perché ho visto il dolore, la sofferenza e l'alienazione prodotti dalla pretesa di alcune persone di leggere nell'animo degli altri, come in un libro di loro proprietà, la pretesa di sapere e capire, mentre dovrebbero semplicemente credere nell'altro.
Dobbiamo guardarci dall'accusare di mancanza di fiducia coloro che amiamo, se non ci permettono di guardare, in ogni istante, in ogni angolo del cuore. Succede spesso che più ci conosciamo da vicino, più diventiamo un enigma gli uni per gli altri. Soltanto chi ha rispetto per la vita interiore degli altri, può rappresentare veramente qualcosa per gli altri.
Per questo ritengo che non dobbiamo sentirci obbligati a rivelare sulla nostra vita interiore più di quanto ci riesce spontaneo di fare; non occorre che gli altri analizzino la nostra vita interiore, nè noi la loro.L'unica cosa che ha importanza è lottare perché in noi ci sia chiarezza. è una lotta che rivela l'uno dall'altro e, quando un essere umano ha luce dentro di sè, questa si rende visibile. Allora ci conosciamo, pur camminando uno accanto all'altro nel buio, senza bisogno che uno tasti il viso dell'altro o s'introduca nel suo cuore.

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